martedì 30 agosto 2011

Pillola del giorno: baby design

Il design arriva proprio dappertutto e anche per le neo mamme tante sorpresine dietro l'angolo...
sto parlando di scarpe per baby-piedi.
Scartabellando i mille cataloghi raccolti presso le fiere mi sono ritrovata tra le mani quello di inchblue, meraviglioso brand inglese che produce scarpe  handmade in pelle morbidissima, abbracciando stili di vita anche molto diversi tra loro con collezioni dal funky al fairytale... ecco alcune immagini.


Per l'inverno


Bzzzzzzzzzzzzzzz.... beeee

Apple

Ladybird


Rock star

Crocodile



Woodland

Pois - queste le metterei anche io :-P



Riock n Roll baby

Seaboy

Over the rainbow

Marine style

Sneackers di ogni colore



So sweet

Ho messo tante foto, lo so, ma non riuscivo proprio a scegliere. :-)
Buona giornata a tutti,



lunedì 29 agosto 2011

The Monday Talk: cervelli in fuga

c


Buon pomeriggio
e ben rientrati a tutti coloro che hanno oramai chiuso il capitolo "ferie".
Arrivo da un weekend trascorso insieme ad alcuni miei cugini di Chicago; che meraviglia poter parlare un po' inglese ma soprattutto potersi arricchire delle esperienze di qualcuno che vive così lontano da noi e che possa raccontarti un po' di vera vita in America, e non solo quella che vediamo sul grande schermo. Sono esperienze che ti lasciano tanti pensieri ed emozioni.


 Ed è proprio per questo che vorrei cominciare questa settimana alla grande raccontandovi di Arianna, co-ideatrice di ALUC, giovane fashion brand che strizza l'occhio all'ecosostenibilità ambientale.
(E non è poco nel mondo della moda!)



Arianna frequenta il liceo scientifico per poi approdare alla Facoltà di Design e Discipline della moda ad Urbino, dove si laurea con l'obiettivo di tovare solide basi su cui costruire una carriera nel mondo del teatro. Durante l'esperienza universitaria, Arianna ci racconta di aver fatto i conti col mondo della moda, in particolare tutto quel retroscena che solo gli addetti ai lavori conoscono davvero bene.


<<Questi tre anni di università non hanno fatto che consolidare in me l'idea che il mondo della moda fosse proprio quel pescecane affamato di cui si sente parlare.
Che l'originalità e i progetti personali non valgono nulla di fronte al lavoro di copiatura selvaggia degli uffici stile delle grandi aziende che portano  orgogliosamente avanti il nome del Made in Italy e con cui TUTTI i giovani stilisti spinti da un briciolo di ambizione dovrebbero aspirare a lavorare.
Gli esami erano per lo più giudicati in base a come funziona in azienda; criterio fondamentale non era l'originalità, ma la vendibilità>>.






Arianna mi spiega come davvero tutto ruoti intorno al concetto di "minima spesa-massima resa", tanto da proiettare gli artisti a lavorare in funzione di un'ottimizzazionen di risorse che va a discapito della qualità del prodotto, il quale verrà comunque prodotto in Cina.
In Italia viene dato quello che si chiama "il giro di vite finale", utile per poi poter applicare il famoso marchietto Made in Italy.
E' così che i giovani di talento si trovano a scegliere tra il crescere a fatica o il demordere e semplicemente sottostare alle regole di questo bizzarro mondo della moda.




<<Già da ragazzina sognavo di entrare in contatto con lingue e culture nuove. Così ho deciso di fare il mio tirocinio all'estero e sono approdata a Londra, in un'azienda che rappresenta il cuore pulsante della moda ecosostenibile inglese: la From SOmewhere. Qui ho scoperto un mondo nuovo, capace di risvegliare il mio interesse per la moda sotto aspetti completamente differenti, quali la sostenibilità ambientale e sociale. Ho scoperto, informandomi, il terribile peso che il sistema globale moda ha sull'impronta ecologica globale e ho compreso l'importanza di un'educazione in questo senso. E' in questo contesto che ho incontrato Luise e Carina, le due ragazze tedesche con cui collaboro ora qui a Berlino. Il nostro incontro è stato per tutte un colpo di fulmine, è stato facile decidere che avremmo messo insieme le nostre energie e le nostre idee per creare un progetto di moda ecosostenibile locale e sociale. BERLINO è stata scelta come location per la grande sensibilità che i cittadini qui manifestano per l'ecosostenibilità e per uno stile in continua evoluzione, nonchè per la promettente crescita  che il settore moda ecosostenibile sta qui registrando. Ne conseguono grandi possibilità per concorsi, investitori, seminari, network...>>
 

Ed è così che nasce ALUC.
Il brand comprende la linea di camicie Aluc e la collezione Mein Hansi.
Quest'ultima nasce nel 2006 ad opera di Luise Barsch e punta tutto sul riciclo, l'unico modo possibile per creare moda in modo davvero sostenibile.
Il sacrificio iniziale: abbandonare le abitudini all'italiana, il cibo, le belle stagioni, imparare una lingua nuova, non avere più ferie ed orari sta portando ad Arianna i suoi risultati e la soddisfazione è data in particolare dai feedback positivi delle vendite.


<<Fra 5 anni mi vedo ancora qui, a far crescere questo progetto neonato.
Tra 10 non lo so, è molto tempo. Di sicuro mi piacerebbe avere la possibilità di conciliare il lavoro con la creazione di una famiglia mia, il luogo non lo so, un possibile ritorno alle origini non è da escludere, ma abbandonare queste creature chiamate aluc e Mein Hansi adesso mi sembra una prospettiva dolorosa e impossibile :) Sarebbe bello se l'Università stessa fosse in grado di trasmettere agli studenti una positività verso il futuro che sia ricca di prospettive personali e priva di paure. Perchè se si hanno delle passioni nel cuore, queste vanno perseguite e trasformate in progetti concreti, professionali; non per forza in Italia, se questo Paese non ne da la possibilità. Ovviamente la fortuna ha un grande peso nello svolgimento delle vite di ognuno, ma allo stesso tempo so che, senza precise volontà e decisioni personali, le coincidenze della mia vita non mi avrebbero portato qui dove mi trovo ora. >>

Rivedrei volentieri la definizione di "successo", perchè aldilà di quello che si può pensare io vedo in questo tipo di esperienze dei veri risultati, raggiunti con passione, fatica e determinazione.
Spero abbiate apprezzato questa intervista e anzi vorrei ringraziare Arianna per avere condiviso con me e con voi le sue riflessioni e il suo percorso.
Un abbraccio a tutti e buon inizio di settimana!



lunedì 22 agosto 2011

The Monday Talk: Packaging

Buongiorno e buona Monday Talk!
I termometri impazzano, segnalano temperature africane e sembra di stare nella pentola dell'acqua bollente dato il grado di umidità insopportabile.
La Monday Talk di oggi è dedicata a tutti quelli che stanno resistendo al caldo e vorrebbero chiudersi in una scatola (refrigerata possibilmente), per uscirne col placarsi della calura.
Ho detto scatola, sì, perchè protagoniste di questa Monday Talk saranno proprio le scatole, per così dire. Vorrei parlare oggi di packaging; questo termine è utilizzato per definire tutti quegli imballi contenenti un prodotto, ma in realtà quando si pensa al packaging si apre un ventaglio di immagini e possibilità infinito perchè è proprio il confezionamento a dare vita al prodotto e gli addetti ai lavori sanno bene quanto importante sia l'involucro.

Immaginate quanto poco sarebbero accattivanti dei banalissimi yogurt senza la loro carta colorata intorno, se fossero semplicemente bianchi, una sfilza di contenitori bianchi nel reparto latticini. Una tristezza infnita! E chi si occupa di marketing sa anche bene quanto le vendite siano influenzate da tutto ciò.
E poi ci sono i creativi che si sbizzarriscono nel trovare soluzioni interessanti e originali, giocate su materiali e forme.
Un pack può contenere praticamente di tutto e in questa macrocategoria rientrano tutti i contenitori che potremmo mai immaginare, dalla shopper alla bottiglietta dello shampoo.

Ecco a seguire la mia personalissima selezione:
5min - Le Five Minutes Candle sono ideate da Zinoo Park e sono un'idea originale per i compleanni. Il packaging è minimale e si sviluppa in 20 colorazioni diverse. Molto efficace l'iconografia e il logo. Ci piace!




Pack originale e colorato per dei... condoms!






Help Remedies - il pack è studiato da Chapp Malina e su ogni confezione è riportata l'esclamazione relativa alla cura contenuta nel pack: "ho mal di testa", oppure "ho mal di pancia". L'obiettivo è quello di rendere accessibili e riconoscibili i farmaci. Minimalismo efficace e sicuramente distintivo!




 Rolling Band-Aid - ecco un confezionamento decisamente funzionale per i comuni cerotti! Design by Jaehyung Hong.





Lo sapevate che è possibile personalizzare persino le confezioni di mentine? Ecco alcuni esempi molto carini (adoro i pois e le texture damascate)
Wild Bunch & Co. Organic Juice - design by Mark Walker e Garnet Teo. Il brief richiedeva un design semplice e devo dire che ho trovato geniale l'idea di sfruttare il colore del succo di frutta contenuto nella bottiglia per dare carattere al pack. (Ricordiamo che spesso il contenuto viene nascosto, specialmente per i succhi che contengono molti coloranti o additivi); La scelta di agganciare un font al colore naturale del succo è l'ideale per far risaltare la naturalità degli ingredienti che lo compongono. In più il tappo ermetico ci piace molto perchè guarda già alla conservazione del prodotto una volta aperto!


Doggybag Bakery - Megan Cummins ha ideato questi pack per un prodotto decisamente originale, si tratta infatti di dolcetti per cani! Non si vede bene ma l'interno della confezione cubica presenta una texture di ossicini colorati, mentre, dettaglio rilevante, la confezione sullo sfondo presenta una finestrella da cui si intravede l'interno.
Del The Sandwich Shop di Singapore mi ha colpito la confezione contenente anche il condimento, a parte. Un tocco di classe.

Sempre succhi di frutta. Carini vero?!
Sarà stupenda questa vestizione?!! Sempre giocata sul un'intersemioticità tra pack esterno e prodotto.


Semplicità tutta in rosa. Ideale per dei cupcake con topping ovviamente pink.

Per concludere vorrei fare un appunto riguardante il lavoro di creazione dei packaging...
questo mestiere non si riduce solo a una mera vestizione grafica, che, come abbiamo visto in alcuni degli esempi sopra è comunque molto suggestiva; il lavoro di creazione dei pack deve tenere conto innanzitutto di alcuni parametri tecnici: bisogna essere piuttosto esperti in fatto di cartotecnica e studio dei materiali e soprattutto non sottovalutare mai la funzionalità.
Un pack funzionale deve essere facilmente apribilie, deve essere facilmente affiancabile ad altri prodotti e possibilmente occupare poco posto (specialmente se si tratta di prodotti da vendere sulla grande distribuzione), ed infine deve strizzare l'occhio anche allo smaltimento dello stesso. Molti pack sono difficili da appiattire e diventano ingombranti se buttati insieme ad altri. Questo discorso non vale per quei pack che invece vogliono essere anche dei gadget da conservare!


Il mondo del packaging è vastissimo e questa è solo una gocciolina nel mare...
Spero di avervi un po' incuriosito.
Una buona giornata a tutti!

La vostra...

mercoledì 17 agosto 2011

Pillola del giorno: Un'americana in "Italì"

Buonasera.
Devo dire che la vita è piena di stimoli e spunti per scrivere qualche pillolina sul blog.
Chiacchieravo con una delle mie cugine americane, la quale farà un tour del nord Italia tra breve e la sua domanda è stata: "quale tipo di stile dovrei adottare per visitare città come Venezia e Milano?"
Mi si sono affollati pensieri su pensieri e poi ho detto qualcosa come: "tesoro, lascia che io sfati questo mito: gli italiani non sono così dotati di buon gusto come si crede, anzi! (Me compresa probabilmente)"
E poi mi è venuta in mente la mia amica Martina, una delle persone di mia conoscenza con più buon gusto in assoluto.
(Se volete visitare il suo raffinato blog eccovi il link:http://cipriaretro.blogspot.com/).
Di tanto in tanto mi rimprovera, (con la delicatezza di ogni vera signora che si rispetti), perchè, è vero che lavoriamo come matte, ma questo non significa dimenticare in fondo al cassetto quel pizzico di buon gusto, (e buon senso oserei dire), che ci differenzia dagli altri; a costo di svegliarci alle cinque della mattina ogni giorno solo per sistemarci a dovere.

Tornando invece alla domanda della mia cugina statunitense ecco a seguire le mie proposte:




Questo è un semplicissimo outfit per stare freschi e allo stesso tempo comodi senza allontanarsi troppo dalle tendenze del 2011, come il sandalo basso che ha spopolato proprio per la stagione primavera/estate.
Adotterei questo stile per visitare città dal paesaggio rurale o naturale, come cittadine vicine al mare o borghi medioevali.
In realtà si presta anche alla metropoli, magari sostituendo il sandalo con uno stilettino. Un altro cambiamento può essere apportato al pantalone, se la gamba non è proprio smilza smilza si può optare per un pinocchietto slim sempre di jeans.

Questo stile è un pelino più sofisticato e si addice sia alla metropoli che al paesaggio meno cittadino. La scarpa semi-sneaker è il dettaglio che, se sostituito, può tramutare l'intero outfit in qualcosa di più raffinato. Con un coprispalle leggero e una scarpa col tacco, (cambio borsa consigliato), si potrebbe prestare anche ad una cena in qualche ristorante tipico.
Look decisamente versatile, al contrario del precedente che invece meno si addice all'aperitivo o alla cena.

E su questa scia arrivano i voltafaccia, ovvero quei completi che con un colpo di tacco, (o di sneacker), si trasformano completamente. Siccome si sa che quando si viaggia si spende (lo shopping vacanzifero è il migliore), e si sa che spendere significa accumulare cose nuove, allora è necessario ottimizzare e fare economia sugli abiti per così dire datati e che useremo durante il viaggio.
Una regolina d'oro è quella di mettersi in valigia quei completi che in un attimo sono trasformabili per la sera o per il giorno.
Eccone alcuni esempi:

Chissà se questi piccoli accorgimenti risulteranno utili a mia cugina Cat.
Aspetto i vostri preziosi commenti per poter arricchire la pillolina del giorno.

Un abbraccio

martedì 16 agosto 2011

Tuesday Talk: Cuori in carriera

Buongiorno a tutti.
Se ve lo state chiedendo, (ma anche se non è così mi dilungherò in questa breve giustificazione), non mi sono dimenticata di postare la Monday Talk di ieri che era appunto lunedì, e anche se spesso le mie capacità mnemoniche lasciano a desiderare, non è questo il motivo per cui l'appuntamento del lunedì è saltato senza preavviso.
Ieri era il 15 Agosto e purtroppo non ho avuto modo di postare la nostra chiacchierata del lunedì; non ero esattamente su una spiaggia tropicale o diretta verso nuove mete inesplorate, molto semplicemente la mia scelta di vivere fuori dalla città, in aperta campagna, mi ha anche tagliata fuori dalla vita interattiva, motivo per cui "no linea-no blog".
Ma, da buona lavoratrice incallita, questa mattina sono di nuovo tra voi e anche se, come promesso, non mi dilungherò in monologhi troppo intensi se non di lunedì, oggi vorrei postare una piccola riflessione maturata negli ultimi tempi.
Nell'ultimo periodo ho cominciato ad interrogarmi sulle donne in carriera del nuovo millennio, sulle loro ambizioni ma soprattutto sulle loro famiglie. Sempre più spesso mi capita di conoscere donne determinate, ambiziose e brillanti; dei veri carroarmati in gonnella. E non c'è in realtà nulla di così speciale, perchè la storia è piena di esempi al femminile che corrispondono a questa descrizione.
Quello che però la storia non racconta è il retroscena, la vita dietro le quinte, quella fatta di figli, mariti, cene da preparare e case da pulire e magari anche quattrozampe da coccolare.
Ero sotto la doccia quando ho cominciato a elaborare tesi e a smantellarle un minuto dopo.
Pensavo a tutte le puntate di Sex&The City che mi sono gustata una, dieci, cento volte ed ecco le domande...

Una donna in carriera preferisce essere single per potersi concentrare sul lavoro?
Preferisce non avere un uomo-palla al piede con aspettative da soddisfare e magari che vuole anche dei marmocchi?
Una donna che lavora duro preferisce non doversi preparare la cena, non dover pensare a tutte le rotture di scatole di una casa, una prole o chissacosa?
Una donna che lavora può logisticamente pensare anche a delle relazioni (complicate e non)?
Una donna che lavora è solo un'egoista che pensa per sè?

Una donna in carriera è davvero così spietata?


E sempre sotto la doccia mi sono riposta no, non è così, non si può ridurre tutto a questi clichè.

Casa, dolcetti e un bambini urlanti
Credo fermamente che una donna che sceglie il lavoro non escluda necessariamente la famiglia, ma che semplicemente si trovi a dare importanza a due elementi che sulla scala dei valori sono a parimerito e che sia maledettamente difficile riuscire a dedicarsi ad entrambe le cose contemporaneamente.
Fin da quando ero piccola mentre le mie compagne di scuola fantasticavano su quanti figli avrebbero avuto, io mi perdevo ad immaginare uffici di lusso e tabelle di marcia impossibili da rispettare o ancora mi immaginavo in una cascina di campagna sola con tanti cani e alle prese con computer e telefoni squillanti. Insomma tutto fuorchè casa, figli e arrosti. (Rabbrividisco).


Chirurghi e cuori infranti
Il punto è che comunque sia, non credo che per forza di cose donna e lavoro siano un binomio che esclude tutti quei ricamini che stanno attorno al cuore e ai sentimenti.
Possibile che la donna agli occhi comuni sia o desperate housewife o sex&the city style?
Non c'è mai una via di mezzo!!
E' che la donna manager, la dottoressa, la capo-redattrice, hanno tutte un'aura da mastino incazzato che in fondo è quello che ci vuole sul posto di lavoro; ma sono convinta che anche loro nell'intimità di casa abbiano pianto per delle cocenti delusioni amorose, o che abbiano un marito con cui scambiarsi punti di vista o se proprio vogliamo anche dei figli da accudire. Forse la donna in carriera è sempre stata dipinta così gelida perchè lo deve essere! Perchè un po' ci hanno costrette ad essere così. Se sei donna, e per di più giovane, non hai credibilità. Non so come, ma il maschilismo negli ambienti di lavoro si respira e si percepisce pesante come un mattone. Non è qualcosa di voluto ma una donna che sa il fatto suo sa anche che deve fare il triplo di fatica per farsi rispettare e per dimostrare che non è solo eyeliner, tacco e borsetta.

Dunque, per concludere, credo che una donna in carriera semplicemente sia una donna che fa una fatica incredibile a fare quadrare tutto. Che sia semplicemente magnifica solo per il fatto di riuscire ad avere una carriera stabile, a prepararsi la cena o anche solo a farsi un risotto pronto e magari riesce anche a non portarsi a casa lo stress che ogni professione comporta. E credo che il fatto di avere o meno un partner fisso sia solo questione di carattere e che non c'entri proprio nulla con la carriera. Non penso che una donna che lavora sodo sia un rottweiler che ha bisogno di un partner-barboncino che la riverisca, ma semplicemente sono convinta che se in coppia si lavora entrambi e tutto va liscio ci sia un'ottima collaborazione e tanto amore da entrambe le parti.
Insomma il retroscena famigliare dipende semplicemente da ognuno di noi e non c'è scusa o lavoro che tenga.


Sono solo riflessioni ma è sufficiente osservare chi ci circonda, indagare un pelo le vite famigliari di amici e colleghi per scoprire che davvero c'è dell'inaspettato in ogni storia, in ogni vita.
Auguri a tutti voi un'ottima giornata, e spero per voi non lavoratira :-)


venerdì 12 agosto 2011

Pillola del giorno: Sunday21

Buongiorno a tutti,
a parte qualche email da parte dei miei "clienti-non-in-ferie" devo dire che mi rimane un po' di tempo libero, un miracolo oserei dire, per scovare nuovi brand interessanti.
Uno di questi è Sunday21


Le t-shirt sono create da Matteo Peloni, Veronica e Fabio Massa.
La loro nuova collezione è stata presentata a Pitti 2011 e si chiama The Freak Society.
Alcune tees della collezione sono inoltre state protagoniste del progetto Carpisa Giovani&Vincenti.



Sono le 12.50 e non sarebbe esattamente il momento per lasciarsi andare a peccati di gola zuccherosi, ma è da un po' di tempo che ho una voglia indescrivibile di cheescake.
Sarà che da queste parti è difficilissimo trovarne di buone da gustare e regolarmente nella carta dei dolci al ristorante non trovo mai sulla misera lista questo magnifico e peccaminoso dolce. Gnam!

E con questa postilla vi auguro un magnifico weekend di Ferragosto!

mercoledì 10 agosto 2011

Pillola del giorno: Otto Style

Buongiorno Monday Talk reader.
Guardate qui questa frashion designer tutta italiana cosa sta sfornando?!
OttO by Federica Frontini lancia la sua nuova collezione dominata da tinte e accostamenti decisamente stravaganti. Gli abiti passano dallo stile leggermente Carrie Bradshaw al bizzarro quasi allucinogeno in stile Wonderland.




A quelli di voi che si sono svegliati da poco auguro una dolcissima e soprattutto calorica colazione!!
(come piace a me)


La vostra...