lunedì 29 agosto 2011

The Monday Talk: cervelli in fuga

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Buon pomeriggio
e ben rientrati a tutti coloro che hanno oramai chiuso il capitolo "ferie".
Arrivo da un weekend trascorso insieme ad alcuni miei cugini di Chicago; che meraviglia poter parlare un po' inglese ma soprattutto potersi arricchire delle esperienze di qualcuno che vive così lontano da noi e che possa raccontarti un po' di vera vita in America, e non solo quella che vediamo sul grande schermo. Sono esperienze che ti lasciano tanti pensieri ed emozioni.


 Ed è proprio per questo che vorrei cominciare questa settimana alla grande raccontandovi di Arianna, co-ideatrice di ALUC, giovane fashion brand che strizza l'occhio all'ecosostenibilità ambientale.
(E non è poco nel mondo della moda!)



Arianna frequenta il liceo scientifico per poi approdare alla Facoltà di Design e Discipline della moda ad Urbino, dove si laurea con l'obiettivo di tovare solide basi su cui costruire una carriera nel mondo del teatro. Durante l'esperienza universitaria, Arianna ci racconta di aver fatto i conti col mondo della moda, in particolare tutto quel retroscena che solo gli addetti ai lavori conoscono davvero bene.


<<Questi tre anni di università non hanno fatto che consolidare in me l'idea che il mondo della moda fosse proprio quel pescecane affamato di cui si sente parlare.
Che l'originalità e i progetti personali non valgono nulla di fronte al lavoro di copiatura selvaggia degli uffici stile delle grandi aziende che portano  orgogliosamente avanti il nome del Made in Italy e con cui TUTTI i giovani stilisti spinti da un briciolo di ambizione dovrebbero aspirare a lavorare.
Gli esami erano per lo più giudicati in base a come funziona in azienda; criterio fondamentale non era l'originalità, ma la vendibilità>>.






Arianna mi spiega come davvero tutto ruoti intorno al concetto di "minima spesa-massima resa", tanto da proiettare gli artisti a lavorare in funzione di un'ottimizzazionen di risorse che va a discapito della qualità del prodotto, il quale verrà comunque prodotto in Cina.
In Italia viene dato quello che si chiama "il giro di vite finale", utile per poi poter applicare il famoso marchietto Made in Italy.
E' così che i giovani di talento si trovano a scegliere tra il crescere a fatica o il demordere e semplicemente sottostare alle regole di questo bizzarro mondo della moda.




<<Già da ragazzina sognavo di entrare in contatto con lingue e culture nuove. Così ho deciso di fare il mio tirocinio all'estero e sono approdata a Londra, in un'azienda che rappresenta il cuore pulsante della moda ecosostenibile inglese: la From SOmewhere. Qui ho scoperto un mondo nuovo, capace di risvegliare il mio interesse per la moda sotto aspetti completamente differenti, quali la sostenibilità ambientale e sociale. Ho scoperto, informandomi, il terribile peso che il sistema globale moda ha sull'impronta ecologica globale e ho compreso l'importanza di un'educazione in questo senso. E' in questo contesto che ho incontrato Luise e Carina, le due ragazze tedesche con cui collaboro ora qui a Berlino. Il nostro incontro è stato per tutte un colpo di fulmine, è stato facile decidere che avremmo messo insieme le nostre energie e le nostre idee per creare un progetto di moda ecosostenibile locale e sociale. BERLINO è stata scelta come location per la grande sensibilità che i cittadini qui manifestano per l'ecosostenibilità e per uno stile in continua evoluzione, nonchè per la promettente crescita  che il settore moda ecosostenibile sta qui registrando. Ne conseguono grandi possibilità per concorsi, investitori, seminari, network...>>
 

Ed è così che nasce ALUC.
Il brand comprende la linea di camicie Aluc e la collezione Mein Hansi.
Quest'ultima nasce nel 2006 ad opera di Luise Barsch e punta tutto sul riciclo, l'unico modo possibile per creare moda in modo davvero sostenibile.
Il sacrificio iniziale: abbandonare le abitudini all'italiana, il cibo, le belle stagioni, imparare una lingua nuova, non avere più ferie ed orari sta portando ad Arianna i suoi risultati e la soddisfazione è data in particolare dai feedback positivi delle vendite.


<<Fra 5 anni mi vedo ancora qui, a far crescere questo progetto neonato.
Tra 10 non lo so, è molto tempo. Di sicuro mi piacerebbe avere la possibilità di conciliare il lavoro con la creazione di una famiglia mia, il luogo non lo so, un possibile ritorno alle origini non è da escludere, ma abbandonare queste creature chiamate aluc e Mein Hansi adesso mi sembra una prospettiva dolorosa e impossibile :) Sarebbe bello se l'Università stessa fosse in grado di trasmettere agli studenti una positività verso il futuro che sia ricca di prospettive personali e priva di paure. Perchè se si hanno delle passioni nel cuore, queste vanno perseguite e trasformate in progetti concreti, professionali; non per forza in Italia, se questo Paese non ne da la possibilità. Ovviamente la fortuna ha un grande peso nello svolgimento delle vite di ognuno, ma allo stesso tempo so che, senza precise volontà e decisioni personali, le coincidenze della mia vita non mi avrebbero portato qui dove mi trovo ora. >>

Rivedrei volentieri la definizione di "successo", perchè aldilà di quello che si può pensare io vedo in questo tipo di esperienze dei veri risultati, raggiunti con passione, fatica e determinazione.
Spero abbiate apprezzato questa intervista e anzi vorrei ringraziare Arianna per avere condiviso con me e con voi le sue riflessioni e il suo percorso.
Un abbraccio a tutti e buon inizio di settimana!



2 commenti:

  1. Gli articoli di questo tipo pizzicano l'intelletto e invitano a riflettere.

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  2. Sì, più che altro fanno venire voglia di scappare :-P

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